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ACF FIORENTINA - AC MILAN 1:2

Started by Chiesa, 06/04/11, 15:43

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Chiesa

Renzi: ''Fiorentina pronta a sfatare il tabù''

Ecco un sunto delle dichiarazioni rilasciate a La Gazzetta dello Sport dal sindaco di Firenze, Matteo Renzi, in vista di Fiorentina-Milan.

Un pronostico secco: chi vince?
Sono troppo scaramantico per farlo, o meglio in realtà non lo sono ma stavolta preferisco non dire niente. Una sensazione però ce l'ho: sento che la Fiorentina è pronta per sfatare il tabù e portare a casa il risultato contro una grande squadra, che arriverà con una forza addosso bestiale. Se battiamo il Milan e poi la Juve è la riscossa del nostro campionato.
Chi sarà l'uomo decisivo?
Credo sempre nel gol dell'ex e stavolta l'ex più importante e atteso si chiama Alberto Gilardino e gioca nella Fiorentina. Credo che anche lui aspetti questa partita con ansia e immagino che fare gol alla squadra rossonera abbia per Gilardino valore doppio
Chi rischia di più?
Secondo me rischia di più la squadra rossonera perché ha il Napoli ad un passo e l'Inter che continua ad inseguire. Ma prima o poi piacerebbe anche a me rischiare e poi finire per vincere finalmente lo scudetto. Per la Fiorentina l'aggancio all'Europa è molto complesso, ma ora più che la classifica conta il prestigio del risultato in una partita vera.

http://www.violanews.com/news.asp?idnew=75980
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Chiesa

L'asse è Vargas-Gilardino

Montolivo regista con Do­nadel e Vargas ai lati; Ljajic-Santana alle spalle di Gilardino; Behrami con­vocato ma al massimo va in panchina, perché prudenza vuole così, dopo la distorsione al ginocchio rimediata in Bulgaria-Svizzera e perché nella not­te tra venerdì e sabato ci s'è messa pu­re la febbre. Nessuna novità ha porta­to con sé la rifinitura di ieri pomerig­gio e la Fiorentina anti-Milan avrà le caratteristiche della squadra studiata a provata per tutta la settimana da Mi­hajlovic.

RAZIOCINIO E TALENTO - Una squadra che sappia abbinare le due doti fonda­mentaliper poter tenere testa ad un avversario più forte con probabilità di batterlo: compattezza, ordine e atten­zione nella propria metà campo; fanta­sia, inventiva e brillantezza in quella del Milan. E per far sì che la Fiorenti­na ci riesca, il tecnico serbo non ri­nuncia a niente di ciò che identifica il suo calcio. Quindi, fuori Mutu, dentro Ljajic per mantenere inalterato il 4-3-2-1 pur sapendo di perdere qualcosa sotto il profilo dell'incisività. Quindi, non al meglio Behrami, a giocare da interno si sposta Donadel per consen­tire a Montolivo di esprimere il me­glio del repertorio personale da regi­sta davanti alla difesa. Già, la retro­guardia:Comotto e Pasqual saranno gli esterni, ma la realizzazione di una vittoria passa in larga parte dalla ca­pacità dei due centrali Gamberini e Natali (questi favorito su Krøldrup) di contenere la coppia Ibrahimovic-Pa­to.

FATTORE VARGAS - Mai come stavolta tutto gira intorno all'asse Vargas-Gi­lardino. Considerando che Mutu come detto non c'è e che nel mezzo al ret­tangolo di gioco il Milan può contare sulla forza fisica e sulla grinta dei va­ri Van Bommel, Seedorf, Boateng e Gattuso, è evidente che una delle armi principali della Fiorentina per creareproblemi al Milan dovranno essere le incursioni sulla fascia di Vargas con cross finale al centro per Gilardino, intesa che in questi anni ha fruttato dieci gol all'attaccante di Biella. Pur in condizioni atletiche non perfette, Vargas sarà l'elemento chiamato a ga­rantire qualità e profondità all'azione gigliata, sulla scia di quanto accaduto tante volte nelle due stagioni passate e sporadicamente in quella attuale per il freno dei ripetuti guai fisici.

http://www.violanews.com/news.asp?idnew=75975
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Chiesa

Viola, piccoli fenomeni alla prova

VIETATO FALLIRE - Oggi non si potrà più sbagliare. Non po­trà farlo il talentino serbo. Fallire contro il Milan, nella gara che potrebbe valere il riscatto seppur parziale di una stagione maledetta, significherebbe scaricare a vuoto una intera cartuccia di munizioni. Nelle 22 partite giocate, impre­ziosite da tre gol e 5 assist, ma anche mac­chiate da un rigore fallito (contro il Paler­mo), Ljajic non ha entusiasmato: la sua me­dia voto non sfiora neppure il sei.

GENIO E SPREGIUDICATEZZA - Davanti a tutto, però, ci ha messo sempre la sua faccia tosta. Pure contro la Lazio, in casa, nel giorno del­la contestazione dei tifosi viola, nonostante la sconfitta, fu tra i migliori, sicuramente l'ultimo a lasciarsi sopraffare dal momento terribile. La squadra, orfana di Jovetic fino ko prima dell'inizio del campionato, e priva di Mutu, ancora sotto squalifica per la sibu­tramina, pareva aver individuato in Adem il piccolo genio. Il crollo è arrivato con il ri­gore fallito. Da quel maledetto pomeriggio di fine estate, niente è stato più come pri­ma. Ljajic ha viaggiato a corrente alterna­ta.

INCOSCIENZA - Non ha fatto meglio Babacar, protagonista sì in Coppa Italia - tre gol e due assist - ma farneticante in campionato. Nei 340 minuti giocati, accumulati in 16 presenze, non è stato in grado di capitaliz­zare le occasioni che pure gli sono arrivate. La sua media voto non è andata oltre il 5,63, troppo poco per un giovane come lui che pure di giocare dovrebbe mordere alle ca­viglie degli avversari. Se n'è accorto pure lui, il ragazzo che sognava un gol alla Roma per festeggiare il suo 18esimo compleanno, come accaduto un anno fa contro il Genoa. Troppo spesso resta a discutere con l'avver­sario senza tornare a dare man forte ai compagni in fase difensiva e quando chia­mato in causa, là davanti, non aggredisce l'azione con l'incoscienza che un ragazzino dovrebbe avere. Ha rimediato pure qual­che... calcio da Mihajlovic, oltre ad essere finito diverse volte in tribuna. Adesso non può più fallire. Il suo sogno è quello di diventare l'erede di Gilardino e specie adesso che il futuro dei big deve an­cora essere deciso lui non può restare indietro.

STAGIONE A META' - Discorso diverso merita invece Michele Camporese, la cui stagione è stata vissuta a metà tra Primavera e pri­ma squadra. Un girone fa ha fatto il suo de­butto in quel di San Siro: si è trovato a con­trastare pure il gigante di Ibrahimovic, di­mostrando personalità e tecnica. Nei suoi nei 661 minuti giocati è il baby che ha me­glio figurato - media voto di 6,36 - quello che a buon diritto il tecnico viola considera tra i titolari di questa Fiorentina. Dalla me­tà di febbraio, però, subito dopo l'autogol realizzato nella recupero contro l'Inter - tre giorni prima aveva invece festeggiato il pri­mo gol in A -, tutte le sue sicurezze si sono rimescolate. Anche in Primavera qualcosa si è rotto: nella finale del Viareggio, a Livor­no, non è stato tra i migliorie pure nel ritor­no della finalissima di Coppa Italia Prima­vera, a Roma, con la deviazione in porta che ha spiazzato Seculin ha rischiato di compli­care tutto. Da qui alla fine della stagione bisogna premere sull'acceleratore. La ge­nerazione dei piccoli fenomeni deve torna­re a stupire.

http://www.violanews.com/news.asp?idnew=75976
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La carica dei 30.000, ma siamo lontani dal record

Sono 30.000 i tifosi attesi questa sera al Franchi per Fiorentina-Milan. Sarà forse eguagliato il record di presenze annuale fatto registrare in Fiorentina-Inter del 16 febbraio con 31.595. Una buona af­fluenza, anche se sotto dello standard medio degli anni passati per big match. E fra una settimana è at­teso il bis con l'arrivo della Juventus a Firenze. 

http://www.violanews.com/news.asp?idnew=75978
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Chiesa

Montolivo indossa un 10 geografico

Poi sono rimasti nel cuore di tutti, ma quando erano in campo spesso hanno diviso la tifoseria. Fare il numero 10 della Fiorentina non è mai stato un mestiere facile per nessuno. Come vendere roventini in Arabia o piazzare piumoni nel Togo. Una parte di chi tifa viola, tanto per tenere allenata la memoria, non è mai stata convinta fino in fondo di Rui Costa, al quale Ranieri fece battere il record planetario di sostituzioni in una sola stagione; Eriksson, nell'estate dell'87, quasi riuscì a sbolognare Baggio al Cesena perché «acerbo per la serie A» e anche il monumento Antognoni, quando incedeva biondo e silenzioso come un campo di grano sul manto del Comunale, ha sempre avuto qualcuno che lo criticava perché «non è mai decisivo» o perché «non vede la porta». Poteva scappare al gioco dei guelfi e ghibellini Riccardo Montolivo?
Ora: I 10 nel calcio variano in diverse categorie. Ci sono i 10 poeti come Baggio, i 10 architetti all'Antognoni e i geometri alla Pecci o alla De Sisti, i 10 alla moviola come Steno Gola o Liverani e i filosofi alla Socrates (che non si fanno quasi mai intendere dal mediano lattoniere). Montolivo è un 10 geografico. Non perché, essendo di madre germanica, parli il tedesco meglio di come Corvino affronti l'italiano. Bensì perché quando gioca attraversa il campo coprendolo per intero, con la puntualità e l'irruenza di un inter-rail. Regista per attitudine, mezzala per necessità, nonostante nel fisico sembri un giocatore da «allegro chirurgo», sul campo è un recuperatore di palloni formidabile come lo furono Piacentini e Schwarz. La differenza è che quando il gioco riparte dai suoi piedi invece che da quelli di Donadel, la manovra viola ne guadagna in architetture, arrivando a edificare cattedrali di calcio nel piano strutturale del Franchi. Essendo un 10 naturale e non un 18 (che prima del blatterismo lo si usava solo nelle pettorine dello sci e sui cofani delle auto nelle gimkane di Telefortuna) su di lui Firenze si divide, sbizzarrendosi nel criticarlo con una serie di nomignoli che vanno da Dormolivo a Tontolivo passando per Brodolivo e Scarsolivo. Stolti!
Adesso dicono che per lui l'Inter, il Milan e pure la Juve abbiano pronti contratti milionari pur di accaparrarselo a fine stagione. Qualcuno, a Firenze e dintorni, ne sarebbe sicuramente contento. Al contrario, credo che Montolivo capitano per sempre (e col 10 sulle spalle) dovrebbe essere la parola d'ordine di ogni viola. Un 10 geografico per spingere la Fiorentina nel Nord della classifica.

http://www.violanews.com/news.asp?idnew=75971
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Fiorentina-Milan, ecco gli schieramenti in campo

Così il Corriere dello Sport vede in campo Fiorentina e Milan questa sera al Franchi

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Hamrin-Amarildo, i doppi ex tifano viola

È un po' come se a luglio Milan e Fiorentina si scambiassero Ibrahimovic e Mutu (di qualche anno fa...). Estate del 1967, all'improvviso Hamrin passa al Milan, dopo 9 anni e 150 gol solo in campionato in maglia viola («seppi tutto a cose fatte» ), e Amarildo, stella brasiliana di prima grandezza di cinque anni più giovane, uno che ai Mondiali aveva sostituito un certo Pelè senza farlo rimpiangere, arriva a Firenze neanche troppo convinto. Sarà invece una fortuna per entrambi: Hamrin vince in due stagioni scudetto, Coppa delle Coppe e Coppa dei Campioni, mentre Amarildo resterà per sempre nella storia viola come protagonista assoluto dell'impresa del 1969. Dopo oltre quarant'anni due dei più grandi giocatori di quell'epoca giocano in anteprima la sfida di questa sera con una premessa: tifano entrambi per la Fiorentina: «Sì -conferma Amarildo -tifo e soffro dal Brasile, dove ho una scuola di calcio. Firenze mi è rimasta appiccicata addosso, da voi ho trovato moglie e mio figlio parla con una "c"aspirata che fa paura» . L'algido Hamrin invece è rimasto in città, non si è mai spostato da Coverciano, ed è più diplomatico. «In questa stagione bisogna avere pazienza, nel calcio succede di attraversare momenti un po' negativi. C'è stata tanta sfortuna» . Anche sul pronostico Amarildo è più deciso. «Per me la possiamo vincere, a patto che l'ambiente ritrovi un minimo di coesione. Serve un Franchi che sembri un inferno per gli avversari» . «I tre punti mi sembrano davvero un'impresa — ribatte Hamrin — il risultato più probabile è il pareggio, che non sarebbe affatto male» . Su una cosa però i due sono d'accordo: guai a lasciare spazio al contropiede del Milan. «Bisogna vedere e rivedere il derby per non ripetere gli errori dell'Inter. Il Milan va aspettato per colpire in contropiede» .

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Chiesa

Il posticipo aiuta i viola? Non proprio

Se qualcuno poteva pensare che giocando il posticipo la Fiorentina avrebbe trovato un Milan più sereno, si sbagliava di certo. Le due rivali del Diavolo hanno colto il successo entrambe con il punteggio di 2-0 e prima di scendere al Franchi la squadra di Allegri ha perso il ruolo di primatista solitaria perché deve spartire il posto con il sorprendente Napoli mentre i cugini nerazzurri sono tornati ad un paio di lunghezze.
Il Milan dunque ha un solo risultato con cui uscire dallo stadio fiorentino, la vittoria. Questo  certamente mette la Fiorentina in una posizione di difficoltà, ma rende il match di questa sera più interessante. Una vittoria dei viola avrebbe il sapore di impresa capace di nobilitare una stagione, visto che il settimo posto è molto lontano, e solo una successiva vittoria contro la Juventus potrebbe ridare qualche speranza di ingresso in Europa League.

http://www.violanews.com/news.asp?idnew=75994
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